Asciano

«Asciano, se non è la Terra più copiosa di abitanti, è certamente la più vasta e la più vaga di tutto il Compartimento senese».
Emanuele Repetti, Dizionario Geografico fisico storico della Toscana, 1841.

«L’origine di questo paese dicesi che risalga ad epoca molto remota. Ne fanno fede i non pochi sepolcreti etruschi, scoperti nelle sue vicinanze, fra gli scavi che si eseguirono per i lavori della strada ferrata da Siena ad Orte, e quegli idoletti ad ogni tanto ritrovati nelle prossime campagne, specialmente nella ristretta piana denominata Val d’Idoli»
Giovacchino Losi, Viaggio in strada ferrata da Asciano a Grosseto,1873.

Toponomastica

Detto anche Axianum, Sciano o Siscano (Ad Scanum o Siscanum) Asciano ha un’origine toponomastica controversa. La leggenda altomedievale senese vedrebbe in Senio ed Ascanio, figli di Remo in fuga da Romolo, rispettivamente, i fondatori di Siena ed Asciano. ll Repetti riconduce il nome «alla situazione topografica di tanti Sciani, Scianelli posti al principio di una salita, il che induce a congetturare che la loro etimologia sia stata presa dal latino Scandere o Scansio, come il punto dove comincia ad essere la strada montuosa». Dal nome del borgo deriva quello dell’intera regione, detta Scialenga o Assianinga.

Excursus storico

Il rinvenimento della necropoli etrusca di Poggio Pinci, databile alla seconda metà del secolo V a.C. e i ritrovamenti del tumulo del Molinello (sec. VIII a.C.) attestano che l’area è di antico insediamento. In età longobarda esiste già la pieve di Sant’Ippolito oggetto di contesa tra i vescovi di Siena e di Arezzo. Asciano era feudo e castello con cassero gentilizio, quando diede il titolo alla contrada e alla famiglia dei Cacciaconti-Scialenga che il Repetti definisce «suoi antichi signori, i quali sino dal secolo IX dominarono in Asciano, in tutta la Scialenga e nella Berardenga, innanzi che suddivisi in varie famiglie prendessero i cognomi di conti Manenti, Ardenghi, Berardenghi o Scialenghi. Erano del numero di questi ultimi i potenti Cacciaconti e Cacciaguerra, alla quale prosapia apparteneva quel scialacquatore Caccia d’Asciano, segnalato dall’Alighieri nel XXIX canto dell’Inferno» come colui che sperpera tutti i suoi averi comprese le vigne e i poderi che la sua famiglia possedeva e che più volte ricorre citato in questa narrazione.
Il florido borgo commerciale di Asciano è annesso, con le sue terre, nel 1258, alla Repubblica di Siena che, nel 1449, ne rafforza le fortificazioni mantenendovi il dominio fino al 1554, quando entra a far parte dello stato mediceo. La seconda metà del 1500 fu per Asciano molto proficua. Si ritorna alla pace e fu manifesta la volontà dei cittadini di riprendere le attività dimenticate per vari anni, risanare l’economia e completare la struttura del Paese che si conserva ben leggibile tutt’ora.

Breve descrizione del borgo

Lasciando ancora al Repetti una sintetica, tutt’ora valida, ed efficace descrizione del borgo si evince che: «risiede infatti Asciano sulla ripa sinistra dell’Ombrone a piè del poggio di Montalceto […] sulla strada Regia Lauretana, 15 miglia toscane a scirocco di Siena, circa 26 miglia toscane a libeccio di Arezzo. È fiancheggiato a ostro -cioè a sud- dal borro Copora mentre dal lato opposto precipitoso scende dalle sue tartarose rupi il torrente Bestina. […] Assai bene fabbricato e regolarmente diviso in due sobborghi, uno dei quali, detto di Campalboli trovasi fra il ponte di Ombrone e la porta Senese ossia de’ Bianchi; l’altro trovasi alla sortita superiore della Porta Massini o di Asinalunga; e chiamasi il Prato […] La terra è attraversata nella sua maggiore lunghezza da un grandioso borgo fiancheggiato da comode e assai pulite abitazioni, alcune delle quali hanno l’aspetto di palazzotti. Ha due piazze, una delle quali assai vasta serve ai settimanali mercati, e tutte provviste di copiose fonti pubbliche, e alcune di esse ornate di sculture».

Il grosso borgo conserva la forma pressoché ovale conferitagli dal perimetro murato trecentesco, scandito da torri quadrate di altezza differente che caratterizzano il profilo urbano. La presenza di un’edilizia di qualità e il cospicuo patrimonio di opere d’arte testimoniano il preminente ruolo commerciale e amministrativo della cittadina in età feudale e sotto il dominio di Siena che la eresse a sede di vicariato. Spina centrale del borgo è il Corso Matteotti, cui si accede, provenendo da Siena, dalla trecentesca Porta dei Bianchi, fiancheggiato da antiche abitazioni tra cui, a sinistra, Palazzo Corboli, ora sede del Museo d’Arte Sacra e del Museo Archeologico. Palazzo Corboli fu proprietà della nobile famiglia dei Bandinelli, ricchi mercanti senesi che vi abitarono probabilmente fin dalla fine del ‘200. L’edificio conserva due cicli di affreschi allegorici trecenteschi nella sala di Aristotile e in quella delle Quattro Stagioni, attribuiti a Cristoforo di Bindoccio e Meo di Pero. Il Museo di Arte Sacra raccoglie opere provenienti essenzialmente dalle chiese sparse nel territorio di Asciano, opere in genere di alta qualità, alcune delle quali veri capolavori di maestri come Giovanni Pisano, Ambrogio Lorenzetti, Francesco Valdambrino, il Maestro dell’Osservanza, Bernardino Mei. Ai piani superiori la sezione archeologica raccoglie reperti etruschi e romani provenienti dagli scavi dei Comuni della zona, in particolare le necropoli di Poggio Pinci e del Poggione, il tumulo del Molinello, le terme romane di Campo Muri. Proseguendo per il Corso, si incontra la chiesa tardo-gotica di Sant’Agostino, con vasto interno rimaneggiato in età barocca. A destra, in angolo con la via Cassioli, si leva l’elegante torre civica, medievale ma in buona parte rifatta, con merlatura e una campana. La via Amos Cassioli conduce alla piccola Piazza del Grano, caratterizzata da una monumentale fontana, datata 1472 e firmata, in basso, Antonio Ghini, funzionale tanto ai mercati, che in questa piazza si tenevano, quanto ai pellegrini. In fondo sorge il Palazzo del Podestà, di origine trecentesca, dalla facciata adorna di stemmi. Di fronte alla via Cassioli si dirama dal Corso la via del Canto dove al numero 11 vi è una casa che conserva un pregevole pavimento a mosaico del secolo II d.C. che testimonia la presenza romana ad Asciano. Nella via del Canto l’edificio dell’ex scuola elementare, dal 1991, ospita il Museo Cassioli, dove sono raccolte numerose opere (tele e disegni) dell’ascianese Amos Cassioli (1832-91) e del figlio Giuseppe (1865-1942).