«Sopra di un alto colle di Toscana, cinquanta miglia da Fiorenza lontana, fra Arezzo e Perugia, sorge altiera la non meno antica che nobile città di Cortona. Ha davanti una bella e spaziosa pianura, dall’uno e dall’altro lato vaghe colline e valli, e per di dietro alti si ma fruttiferi monti. La sua figura ha del quadro, è più lunga assai che larga, volta verso il mezzogiorno. Il suo distretto è fertile e molto abunda di tutto quello che al vitto umano è necessario. È Cortona sottoposta al segno Meridionale-Astrale- Antartico, femminino, mobile, acre, terreo, frigido e secco».
Giacomo Lauro, Historia dell’antichissima città di Cortona in Toscana, 1639, Roma.
Toponomastica
Il toponimo di Cortona (dall’etrusco Curtun) è riconducibile ad una famiglia di parole indoeuropee aventi il significato di «luogo recintato» e, per estensione, di «città cinta da mura». Secondo la tradizione popolare, che si esplica nel proverbio «Cortona: mamma di Troia e nonna di Roma» la città deriverebbe il nome dal Corito, l’elmo di Dardano, mitologico fondatore di Troia. Secondo un’altra versione il toponimo discenderebbe da Crano, figlio di Noè e fondatore della città.
La succitata guida seicentesca di Giacomo Lauro, rifatta agli scritti quattrocenteschi di Annio Viterbese, a sua volta basati sull’opera di scrittori dell’antichità, narra che 108 anni dopo il Diluvio Universale Noè, risalendo dalla foce del Tevere lungo il Paglia, approda in val di Chiana e, piacendogli questo luogo più di ogni altro d’Italia per la sua fertilità, vi si ferma ad abitare. Allo stesso modo Crano, figlio di Noè, apprezza particolarmente l’altezza di un colle, l’amenità e la tranquillità dell’aria e vi fonda, 273 anni dopo il diluvio, la città di Cortona.
Dalla discendenza di Crano nasce Dardano fuggitivo in Samotracia, poi in Frigia e infine in Lidia, ove fonda la città di Troia. Da Troia alcuni discendenti di Dardano tornano ad abitare la Toscana: tra questi vi sono anche Ulisse e Pitagora: anelli di congiunzione tra il popolo greco e quello etrusco.
Virgilio fa discendere Enea da Dardano, fuggiasco di Troia che approdato nel Lazio fonderà Roma. Sarebbe così che Cortona è dapprima nonna di Troia e, successivamente mamma di Roma.
Un’altra versione vede lo stesso Dardano, figlio di Giove ed Elettra, impegnato a combattere sopra il colle dove sorgerà Cortona. Perso in combattimento l’elmo e interrogato un indovino su come ritrovarlo apprende come la terra abbia richiuso l’elmo nel suo seno, affinché nel medesimo sito, si erigesse una città turrita: impenetrabile e forte come il corito: lo stesso elmo di Dardano, da cui il toponimo.
Lo stesso Repetti sottolinea come “a poche terre dell’Etruria fu attribuita un’origine cotanto remota, e di pochi paesi si favoleggiò al pari che della città di Cortona. Chi la disse fondata dai Pelagi dopo espulsi dall’Etruria gli Umbri; chi la fece sede del re Tarconte […] Lungi pertanto dal tenere dietro a racconti troppo ipotetici, e a sole immagini di poeti, ci appiglieremo più volentieri a quel poco che resta dei monumenti scritti o figurati, onde assicurarci dell’importanza e lustro di questa città, dichiarata da Tito Livio, all’anno 444 di Roma, fra le principali dell’Etruria e sino d’allora fatta socia dei Romani, ai quali i Cortonesi si conservarono fedeli anche quando Annibale, pochi giorni innanzi la battaglia del Trasimeno, disertava le loro campagne”.
Excursus storico
Le leggende fondative di Cortona acquistano ulteriore consistenza nel tardo periodo rinascimentale per volere di Cosimo I che le utilizza per valorizzare la vasta consistenza territoriale della Toscana, come antica Etruria, nonché l’antichità di tutte le sue più famose città, Cortona in primis, allo scopo di ottenere, per quel territorio e per quelle città, il riconoscimento di Granducato e del titolo di Granduca per se stesso, riconoscimento concesso da Pio V nel 1570.
Al di là dei questa leggendaria tradizione le notizie storiche sull’origine della città sono numerose, imprecise e, talvolta, contraddittorie. Gli storici greci dei primi secoli prima e dopo l’anno zero e quelli latini, da Erodoto, Ellanico, a Tolomeo, da Virgilio a Tito Livio, scrivono rispettivamente della città come di Croton, Creston o Curton, come di Corito e di Cortona. La storiografia moderna sembra oggi ammettere che Cortona sia in origine una città umbra, poi conquistata e ingrandita dagli etruschi, diventando una delle più potenti lucumonie confederate insieme a Perugia ed Arezzo.
Dell’importanza assunta dal capoluogo di lucumonia nel suo primo periodo etrusco, offrono testimonianza cospicui avanzi delle mura, risalenti forse al V secolo a.C., i numerosi resti e tumuli anche a pianta complessa databili dal VI al IV secolo a.C. È stata anche avanzata l’ipotesi che fosse un centro di lavorazione del bronzo. Caratteristicamente collocata in posizione egemone rispetto all’organizzazione viaria e produttiva della Val di Chiana, alleata di Roma alla fine del IV secolo a.C. continuò ad avvantaggiarsi del passaggio dell’antica Cassia che lambiva i piedi della sua collina. Passata sotto il dominio romano, la storia di Cortona s’identifica con quella di qualsiasi altro piccolo centro, lontano dalla magnificenza imperiale e con vicende poco significative. È noto soltanto come nel 450 d.C. la città venne occupata dai Goti che la resero ancor più anonima. Con la guerra greco-gotica (535-553) diminuì la popolazione e scomparvero il Municipio e la Diocesi che presumibilmente era stata istituita prima del V secolo. Con la rovina dell’Impero Romano, fu controllata per qualche tempo dal Vescovo di Arezzo. Ulteriori devastazioni colpirono Cortona con l’occupazione longobarda contrastata dai Bizantini che controllavano l’esarcato di Ravenna.
Tra XII e il XIII secolo Cortona rinasce come un libero Comune nella Diocesi di Arezzo e in esso assumono grande rilevanza le corporazioni di arti e mestieri, è infatti governata da un Podestà, da un Capitano del Popolo e dai Rettori delle Arti. Contemporaneamente si assiste a una più precisa definizione dello spazio urbano all’interno della grande cerchia muraria etrusca, con i principali assi viari di collegamento con il territorio (odierni allineamenti delle vie Nazionale-Roma, Guelfa-Dardano, Ghibellina-Berrettini intersecantisi in piazza della Repubblica) che segnano anche la divisione dell’abitato in terzi.
Con la venuta di san Francesco Cortona si accende di devozione e tanti nobili cittadini vestono l’abito e lo seguono nell’eremo di Celle da lui fondato: fra essi frate Elia che sarà successore di Francesco come Ministro Generale dell’Ordine. Nonostante la predicazione francescana per la pace, la città è turbata da lotte intestine e guerre con i potenti vicini Perugia e Arezzo che minacciano l’autonomia della città. Le ripetute contese territoriali culminano nel 1258 quando, nella notte fra l’1 e il 2 febbraio, gli aretini, aiutati dai guelfi cortonesi occupano, saccheggiano e distruggono la città costringendo all’esilio quasi tutta la popolazione, che potrà rientrare soltanto nel 1261 con l’aiuto dei Senesi e grazie all’impegno della nobile famiglia dei Casali. Furono allora riparate le mura e aperti i cantieri per la costruzione degli edifici civili come il Palazzo Pubblico e religiosi, come il convento di Sant’Agostino.
Con gli esuli, rientra in Cortona anche Margherita che si battè per ristabilire la pace dopo le lotte fratricide e per dare aiuto ai bisognosi con l’istituzione di una confraternita da lei fondata. Alla sua morte il popolo l’invoca subito come Santa. Nel sec. XIV la città risorge a nuovo splendore, allorché con una Bolla promulgata da Avignone da papa Giovanni XXII fu ricostituita la Diocesi (1325). Nello stesso anno divenne signore della città Ranieri della famiglia dei Casali, che col titolo di vicari imperiali vi dominarono dal 1325, salvaguardando l’autonomia cittadina contro le mire espansionistiche di Firenze, Siena e Arezzo, fino al 1409, quando le lotte familiari fra gli ultimi discendenti dettero occasione di porre fine alla Signoria dei Casali a Ladislao re di Napoli, il quale poco dopo, il 14 gennaio 1412 vendette la città alla Repubblica Fiorentina per sessantamila fiorini. Il successivo periodo vede una radicale riorganizzazione degli spazi e delle funzioni urbane con la creazione intorno a tre piazze (della Repubblica, Signorelli, e del Duomo) di un polo politico, civico e religioso. Alla grande importanza strategica militare acquisita per Firenze all’avvento di Cosimo I de’ Medici, corrisponde la realizzazione sui resti della rocca medievale della nuova fortezza del Girifalco (1556) posta sulla sommità dell’abitato. Per ragioni di sicurezza vennero spianati i borghi fuori dalle mura: San Domenico, Santa Maria, San Vincenzo la cui chiesa era stata cattedrale. Nel ‘700 l’emarginazione che coinvolge l’intera Val di Chiana è accentuata dalla forte opposizione della nobiltà terriera locale alle bonifiche. La costruzione della stazione ferroviaria a Camucia indirizza lo sviluppo novecentesco verso il piano dove si concentrano le nuove zone residenziali e le attività produttive.
Breve descrizione del borgo
Disposta sulle pendici di un ripido contrafforte dell’Alta Sant’Egidio, Cortona, metri 494, è città d’arte con caratteri urbanistici e valori ambientali di massimo interesse. Per la sua elevata posizione Cortona domina pressoché tutta la valle percorsa dalle due Chiane, si specchia da lungi sui piccoli laghi di Montepulciano e di Chiusi, e più da vicino su quello assai più vasto del Trasimeno. La veduta dalla parte settentrionale è limitata dalla sommità del monte, che ripara la città e la sua bella campagna dai venti del Nord. La cinta muraria, oggi della lunghezza di poco inferiore ai tre chilometri, fu costruita dagli Etruschi verso la fine del V sec. a.C. e resta evidente alla base delle mura attuali. Essa ha forma rettangolare con i due lati maggiori rivolti a nord ed a sud, ed i minori ad est ed ad ovest. Sono molto ben conservati il lato corto ovest, dove si colloca, riaperta e restaurata, l’unica porta etrusca a due fornici, rimasta nel contesto della perimetrazione etrusca, ed il primo tratto del lato maggiore nord, da Porta Santa Maria sino al di sopra di Porta Colonia, dove, nelle vicinanze della stessa, appare lo sbocco di una cloaca dello stesso periodo di costruzione delle mura. Ancora da identificare il numero e la posizione delle porte etrusche. Nel 1556, nell’angolo nord-est del quadrilatero della cinta muraria, in corrispondenza del punto più alto della città, sulle vecchie strutture di una medesima fortificazione in epoca etrusca, romana e medioevale, Cosimo I fece costruire la nuova fortezza del Girifalco, mirabile opera di architettura militare cinquecentesca, ad opera di Gabrio Serbelloni e del cortonese Francesco Laparelli. Raggruppata nella parte occidentale della vasta area racchiusa entro il perimetro di tali mura la cittadina si sviluppa con una pianta irregolare e aderente alla morfologia del terreno, che presenta forti dislivelli. La viabilità, per lo più ripidissima, si organizza secondo una maglia di percorsi tutti convergenti nelle piazze centrali e tra loro ortogonali salvo l’antico asse (ora via Berrettini) che, seguendo la linea di displuvio, ascende il promontorio dove complessi conventuali costituiscono il raccordo tra la fortezza e il centro urbano. L’ampio borgo medievale mostra un tesoro edilizio unificato dall’uso della pietra serena.
Di particolare pregio sono i tanti palazzi signorili che il borgo racchiude a testimonianza delle passate fortune della vicenda urbana cortonese nonché di tutte le epoche della sua storia. Tra i più antichi vi è il palazzo Quintani di via Roma: un tipico esempio di dimora signorile di fine del Duecento rimasta integra e leggibile nella sua struttura e datazione mentre nel trecentesco palazzo Alfieri Alticozzi, in via Nazionale, sono evidenti le fasi diacroniche di ristrutturazioni e ampliamenti quattro e cinquecenteschi. Analogamente nel palazzo Pontelli Mancini di via Dardano sono riconoscibili una parte inferiore, trecentesca, ed una superiore rinascimentale. Anche il palazzo Baldelli, in via Guelfa, rappresenta un palinsesto della storia cortonese in quanto, costruito su fortificazioni del Mille, diventa, nel Duecento, il palazzo della Ragione (o di giustizia) per poi passare ai Baldelli che lo rimaneggiano ed ampliano nel Quattro e Cinquecento. Cinquecenteschi sono il palazzo Cristofanello Laparelli, in via Guelfa, ed il palazzo Sernini-Cucciatti, sito in piazzetta Alfieri col suo mirabile portale rinascimentale, opera del Cristofanello. Il Settecento è ben rappresentato nel palazzo Petrelli, sito in via Guelfa, è l’unico, a Cortona, a conservare la residenza dell’ antica famiglia che lo costruì e, con essa, i suoi tesori accumulati dalle generazioni tra i quali numerosi codici membranacei e cartacei del XV secolo e tre volumi manoscritti contenenti gli statuti di Cortona. Tra i palazzi privati emerge per scala e valenza simbolica il Palazzo del Consiglio Comunale costruito nel 1100, col sopraggiungere dell’autonomia comunale, a spese dell’intera civitas, sul sito del vecchio foro romano. Costituito, in origine, da un unico grande salone destinato alle riunioni consiliari, posto all’altezza del termine della odierna scalinata, si raddoppia, nel Cinquecento, al di là dell’attuale via Roma al di sopra della quale si erge la torre campanaria che, a mezzo di un arco, unisce le due fabbriche. Tante e pregevolissime sono le chiese cortonesi tra le quali, qui di seguito, si citano le principali.