Sinalunga

«Terra nobile, aperta e ridente della Val di Chiana […] Quella già fangosa e deserta palude, convertita mercè d’ingegnose opere idrauliche in un’ubertosa campagna: così che ti sembra di vedere un vasto e continuato parco ridotto a giardino. Per effetto di tali opere, bonificato il suolo, megliorò altresì la qualità del clima e dell’aere, non più pestilenziale siccome lo era tra il luglio e il settembre all’età dell’Alighieri. […] L’arte agraria occupa il maggior numero di questa popolazione, i di cui prodotti provengono da vigne, olive, castagni, querci, gelsi, piante filamentose e pascoli sufficienti a nutrire 7000 capi di bestiame fra grosso e minuto. La sua contrada è attraversata da varie strade regie e provinciali, la più antica delle quali, la via Cassia […] Fra le strade provinciali havvi quella antica Lauretana, che passa la Foenna sotto Rigomagno ed entra in altra provinciale fra Lucignano e Asinalunga.» (Repetti, Dizionario storico geografico della Toscana, 1833).

Toponomastica e origine

Il toponimo di Sinalunga è documentato dal 1864 quando, con Regio Decreto, venne modificato il precedente nome di Asinalonga, sulla cui origine sono state formulate varie ipotesi. Secondo alcuni è stata la salubrità del clima che, in antico, valse al borgo il nome Sanalonga. Antonio Pecci nelle sue Memorie Storiche sullo Stato Senese antico e moderno, del 1760, si sforza di provare che il vero e proprio nome è quello di Asinalunga: «Dunque questa Terra, Asina fu chiamata in antico […] di poi gli venne aggiunto l’adiettivo di lunga, e questo derivò dalla unione del borgo della Ripa, e così di due Terre, o due Borgora, formatane una sola, pigliò la figura di lunga». Più attendibile pare l’ipotesi che fa riferimento alla morfologia della zona ovvero alla lunga insenatura (sinus longus) che il torrente Foenna compie sul bordo occidentale della Valdichiana prima di uscirne. In epoca romana questa insenatura era sicuramente un ambiente palustre che rimase tale fino alle settecentesche bonifiche leopoldine ma già nel Medio Evo, ad opera della Repubblica di Siena, si realizzano i primi argini a questo torrente per far defluire più facilmente le acque verso la Valdichiana centrale senza che queste ristagnassero nel tratto che va da Rigomagno fino alla località Capacciola da caput aquae e cioè il punto di inizio delle acque. A questa località puntava l’antica Cassia Adrianea che, collegando Chiusi a Siena, costeggiava, tra Capacciola e Rigomagno, questo sinus longus. Pertanto i viandanti che si muovevano lungo l’antica strada definiscono il tracciato del loro cammino in quel tratto con l’espressione ad sinus longus. Dopo la realizzazione degli argini ed il conseguente minor impaludamento, le zone allagate si contraggono pertanto dal singolare sinus si passa al plurale sina e da longus a longa ; di conseguenza il toponimo di riferimento dei viandanti cambia da ad sinus longus in ad sina longa contratta poi in Asinalonga. L’ipotesi toponomastica è avvallata dal Repetti che, pur non facendo riferimento agli acquitrini della cittadina, scrive: «risiede sulla pendice orientale dei poggi che separano la Val di Chiana da quella dell’Ombrone […]. La sinuosità del monte, sulle cui pendice Asinalunga fu edificata; il tortuoso e lungo giro che percorrere devesi per valicarlo, procurò naturalmente a questa località il suo originario nome di Sinus longus, nelle vecchie carte barbaramente scritto, e quindi letteralmente pronunziato Sina longa che poi […] cangiossi insensibilmente in Asinalunga».

Excursus storico

La prima menzione della località di Asinalonga risale all’anno 1000, quando era signoria dei Cacciaconti e degli Scialenghi. Nei documenti del XII sec., è la notizia secondo cui il castello, fedele suddito di Siena, si svilupperà sino a divenire Vicariato, mentre, nel 1399, verrà ceduto a Gian Galeazzo Visconti che costruirà la rocca cittadina; questa sarà distrutta da un fulmine nel 1563 ed al suo posto Ferdinando I farà costruire la collegiata di San Martino. In seguito, nel 1553, il castello sarà una delle prime prede dei Medici nella guerra tra Firenze e Siena; diverrà sede di Podesteria e, quindi, di comunità sotto Leopoldo I, alle cui riforme del Settecento si devono le attuali dimensioni territoriali (nel 1777, quando fu eretta in comunità, i suoi confini furono allargati fino a comprendere Scrofiano, Farnetella, Rigomagno e Fratta). Più vicina nel tempo è, invece, un’importante data storica, quella del 23 settembre 1867, quando proprio in questa località l’Esercito Italiano arrestò il deputato Giuseppe Garibaldi. Oggi quasi tutti gli altri castelli del territorio sono stati trasformati in fattorie, eccezion fatta per Rigomagno. Di particolare interesse sono: la Fratta, il castello dell’Amorosa e quello trasformato nella fattoria “Il Poggiolo”; degne di nota anche le numerose testimonianze di architettura religiosa delle varie epoche storiche.

Breve descrizione del borgo e delle principali emergenze monumentali.

La struttura originaria del nucleo abitato è tuttora ben identificabile, dominata nella parte più alta dalla collegiata di San Martino; di notevole interesse anche il Palazzo Pretorio, che presenta nella facciata alcuni stemmi di pietra, sicuramente emblemi di Podestà che governarono la comunità; il palazzo Pretorio, trecentesco ma rimaneggiato, ha un bella facciata in laterizio sulla quale si erge una torre che richiama la più famosa torre del Mangia nella piazza del Campo di Siena, come già visto ad Asciano per la torre della Mencia. Risale al Settecento il Teatro dell’Accademia degli Smantellati, dedicato a Ciro Pinsuti, musicista nativo del luogo, che colse un discreto successo in Inghilterra verso la metà dell’Ottocento.