A Siena
Descrizione
Altro importante luogo per la devozione lauretana a Siena si rintraccia nel Palazzo del Governatore mediceo che è sito nella Piazza del Duomo ed oggi ospita la sede della Provincia e della Prefettura. Alcuni documenti riportano come in tale palazzo Violante di Baviera, devotissima alla Madonna, durante il periodo del suo Governatorato (che va dal 1717 al 1731) abbia fatto costruire una cappella in forme e dimensioni identiche alla Santa Casa di Nazareth con un’immagine della Madonna Nera a completamento della fedele riproduzione di quanto aveva potuto osservare nel pellegrinaggio Lauretano fatto durante il suo viaggio di nozze. Purtroppo né la cappella, trasformata nel tempo dal mutare degli usi del palazzo, né la statua nera della Madonna di Loreto attualmente sono più rintracciabili.
Latitudine 43.317243 – Longitudine 11.329116
Descrizione
Nella grande ricchezza di luoghi di culto che si concentra a Siena, città mariana e crocevia di viae peregrinales, assume una particolare rilevanza, ai fini della devozione lauretana, la chiesa di San Vigilio. Situata nei pressi del Campo viene fondata dalla famiglia Ugurgieri nell’XI secolo e successivamente donata, nel 1131, ai monaci Camaldolesi che vi restano fino al 1420. In seguito è ceduta, nel 1556, ai gesuati che la ristrutturano in un assetto prossimo a quello attuale. Nel 1759, con la soppressione dell’ordine monastico il complesso passa ai benedettini vallombrosani che commissionano ad Antonio Matteucci il rinnovo della facciata. Con le soppressioni napoleoniche la chiesa passa all’arcidiocesi che la fa officiare alla compagnia del SS. Sacramento. Nel 1816 il Granduca Ferdinando III insedia la sede dell’Ateneo senese nel palazzo adiacente e, nel 1991, l’arcivescovo Gaetano Bonicelli erige la chiesa a Cappella Universitaria di Siena.
Al suo interno nel terzo altare a destra si trovano alcune statue su disegno di Gian Lorenzo Bernini tra le quali una raffigurante il beato Giovanni Colombini, l’ascianese fondatore dei frati gesuati che i pellegrini diretti a Loreto, nel loro cammino, ritrovano appunto nelle memorie del vicino convento di Sant’Ippolito ad Asciano. L’importanza della chiesa di San Vigilio per i pellegrini lauretani si deve al primo altare a destra della navata, di arte barocca, che contiene in una nicchia circondata da ricca cornice in marmo ove si colloca una miracolosa immagine in statua della Madonna di Loreto, molto venerata da quanti, a Siena, abbandonavano la Francigena per intraprendere il cammino verso la Santa Casa. Completano il programma iconologico mariano e lauretano i laterali, dipinti da Francesco Vanni, raffiguranti Assunzione di Maria Vergine ed il Trasporto della Santa Casa. Nell’abbondanza dell’apparato artistico della chiesa si segnala infine il soffitto, ornato di quindici grandiosi comparti, tutti del pittore senese Raffaello Vanni, raffiguranti il Giudizio Universale.
Latitudine 43.319529 – Longitudine 11.332999
Descrizione
Nella moltitudine di monumenti che “Siena figlia della strada” racchiude quello che più di tutti testimonia il diretto rapporto tra la città e le vie di pellegrinaggio, Lauretana e in primis Francigena, è l’antico Spedale di Santa Maria della Scala. Il primo documento storico che menziona l’edificio con l’appellativo di “Santa Maria” risale al 29 marzo 1090 ma, constando di un atto di donazione, ne attesta una fondazione ancor più antica e sconosciuta. La tradizione riconduce l’istituzione dell’Ospedale di Siena a Sorore, un modesto ciabattino (morto nell’898 secondo alcune fonti cinquecentesche) che sarebbe stato solito alloggiare i pellegrini operando o dispensando carità nella piccola bottega situata sul terreno di pertinenza della Canonica; davanti al sagrato del Duomo davanti alle scale, ante gradus (da cui poi l’appellativo di Santa Maria della Scala). La tradizione vuole che la madre di Sorore abbia avuto un sogno premonitore circa le luminose sorti del figlio ancor prima che esso fosse venuto alla luce: attorno alla figura esemplare di Sorore si sarebbe raccolto e organizzato un cenacolo di volenterosi per la costituzione di un centro di assistenza per viandanti ed infermi che diede vita al glorioso spedale dove presteranno, nei secoli, servizio caritatevole pie moltitudini di uomini e donne tra i quali spiccano i fulgidi esempi di virtù di Santa Caterina e di San Bernardino da Siena. Alcuni documenti attestano e confermano il contesto laico di fondazione dell’ospedale, come semplice ospizio per pellegrini, e la proprietà di pertinenza dei Canonici che inizialmente gestiscono l’Ospizio. Nel 1257 il beato Agostino Novello, frate agostiniano, ispira alla regola di S. Agostino un ordinamento semi-laico atto a disciplinare la gestione di Santa Maria della Scala. Incaricato di svolgere più funzioni, dall’assistenza ai malati al ricovero dei poveri fino alla cura dei bambini abbandonati aveva come missione fondamentale e originaria l’accoglienza dei tanti pellegrini, al cui transito era legata la maggior parte della ricchezza della città. Sostenuto nello svolgimento di queste funzioni fin dalle origini acquisisce nel tempo grazie anche agli ingenti lasciti ed elemosine, un peso rilevantissimo nell’economia e nella politica dello Stato subendo una progressiva laicizzazione sino al passaggio definitivo, nel Quattrocento, sotto il diretto controllo del Comune che da subito ne comprende e valorizza la valenza politica che si accompagna a quella etica e sociale. L’istituzione ospedaliera viene utilizzata come vero e proprio strumento di controllo politico e sottomissione degli avversari del Comune che, in qualità di patrono di Santa Maria della Scala, viene ad esercitare la propria giurisdizione sui terreni e sui beni immobili acquisiti spesso coercitivamente dai legittimi proprietari. Anche molti terreni dello stesso Comune vengono, non senza un tacito accordo tra le parti, acquisiti dallo Spedale a riscossione di prestiti inevasi. Inoltre la prestigiosa carica di Rettore dello spedale era assegnata dall’Istituzione, di concerto col Comune, fra le più facoltose persone della città di modo da assicurarsi l’eredità che si sommava ai tanti lasciti spontanei. In tal modo l’Ospedale è venuto ad accrescere di continuo le sue ricchezze divenendo in breve tempo il primo proprietario terriero dello Stato. Le tenute agricole facenti capo a Santa Maria della Scala, dette grance, come i granai fortificati dove il prodotto agrario era conferito, assumono l’estensione di interi Comuni e si sommano alle numerose case di città e ai patrimoni dei tanti ospedaletti succursali che si trovano disseminati nello Stato Senese ma anche oltre i suoi confini. Le immense proprietà terriere acquisite, permettono allo Spedale di assolvere alla funzione di riserva granaria accumulata dal Comune per sopperire alle mancanze durante le carestie. Con l’invasione francese e le gravi imposizioni che colpiscono anche gli istituti di beneficenza inizia il declino dell’Ospedale che tuttavia mantiene la sua attività fino al 1995, quando iniziano i lavori per la rifunzionalizzazione come nuovo polo museale, funzione in perfetto accordo con l’antica vocazione di polo culturale da sempre detenuta dall’istituzione. Infatti, sin dagli albori della sua costituzione, la straordinaria ricchezza di Santa Maria della Scala si manifesta in committenze ai più grandi pittori e scultori senesi che rendono lo spedale il terzo principale polo artistico cittadino dopo il palazzo Pubblico e il Duomo. Dello straordinario corredo artistico è esposta solo una piccola parte mentre molti dipinti si trovano nella Pinacoteca nazionale e altri, come le Storie della Vergine affrescate, nel 1335, dai Lorenzetti sulla facciata, sono andati perduti. Al nucleo più antico dell’edificio collocato al centro della facciata attuale si aggiunsero, nel 1257 la chiesa della Santissima Annunziata , nel 1290 il palazzo del Rettore e nel 1298 la casa delle Balìe. La chiesa venne sopraelevata nel 1467-1471, con l’apertura, in facciata, di dieci finestroni rinascimentali profilati in pietra. Molte altre modifiche interne ed esterne si susseguono nei secoli successivi. Nel 1643 viene aggiunto l’orologio sulla facciata. Un cospicuo intervento di restauro nel XIX secolo adegua gli ambienti alle mutate esigenze ospedaliere mentre ricrea e ripristina lo stile tre-quattrocentesco assecondando la tendenza revivalista neogotica dell’epoca.
Il Pellegrinaio è il vano più interessante del complesso e quello che più di tutti mostra la primitiva funzione dello Spedale. Costruito intorno al 1320-1330, ristrutturato intorno al 1380, dotato della volta a crociera agli inizi del 1400 è adornato da vari artisti negli anni fra il 1440 ed il 1444 con ciclo d’affreschi che, con un’antesignana operazione di marketing esalta e spiega la missione dell’ospedale in tutti i suoi aspetti ed attività (carità, investimenti, elemosine, cura degli ammalati, assistenza degli orfani) dettagliando ogni aspetto della vita ospedaliera dell’epoca che minutamente è descritta nei costumi, negli arredi, negli oggetti d’uso e nell’ architettura degli spazi configurando l’affresco come testimonianza iconografica unica in Europa. Le scene descrivono l’Investitura del rettore dell’ospedale realizzata da Priamo della Quercia nel 1442; il Pagamento dei baliatici con il grano ed il Pagamento dei baliatici con il denaro realizzati entrambi da Pietro d’Achille Crogi e Giovanni di Raffaele Navesi fra il 1575-1577; il Governo e cura degli infermi, la Distribuzione delle elemosine l’Accoglienza, educazione e matrimonio di una “figlia dello spedale” ;Pranzo dei poveri; Celestino III concede privilegi di autonomia all’ospedale e l’ Elemosina del vescovo tutti eseguiti ad opera di Domenico di Bartolo e datati tra il 1440 e il 1444. Ma più importante affresco è quello del 1441 di Lorenzo Vecchietta che rappresenta il Sogno della madre del Beato Sorore che vede il beato scendere da una scala infinita sospesa tra terra e cielo per consegnare un orfanello direttamente alla sua Madre celeste. Tale affresco, fortemente voluto da Rettore Giovanni di Francesco Buzzichelli costituisce la prima fonte iconografica e documentaria a far menzione del Beato nonché l’atto fondativo di una leggenda costruita al fine di promuovere la laicità dell’Ente rivendicandone l’indipendenza nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche e comunali nonché di avvicinarlo alla popolazione di Siena dal cui umile ceto il beato sarebbe provenuto.
Latitudine 43.317239 – Longitudine 11.328512