san gimignanello
Descrizione
«Questo castello / dai Guidini / che per due secoli ne furono proprietari/legato insieme al nome, nel 1740 / alla famiglia dei Sansedoni / feudo dei conti della Scialenga / nel secolo IX / sottomesso dai senesi nel secolo XIII / combattuto dai fiorentini nel 1234 / della storia d’Italia/ è ricordevole monumento».
(Iscrizione riportata su una targa affissa nel cortile del castello)
Toponomastica ed origine
Il castello di San Gimignanello, già di San Gemignano, prende il nome dalla sua primitiva chiesa dedicata a San Geminiano o Gemignano, Santo longobardo e, come spiega lo storico Repetti: «specificandosi col vocabolo alle Serre dalla sua posizione, che trovasi in una foce posta a maestro di Monte Alceto, e nel punto dove si serra la valle dell’Ombrone schiudendosi quella della Chiana, nell’ultima delle quali s’incammina la Foenna de’ Vallesi, che da San Gimignanello trae le sue più lontane scaturigini».
Excursus storico
Un documento del 1022, stipulato dal conte Gualfredo della dinastia poi detta degli Scialenghi, fu redatto in questo castello che viene citato in questa fonte, come in tutti i documenti più antichi, nel grado normale di Sanctum Geminianum. Nel secolo XII il castello è posseduto dalla consorteria dei Baroti, ai quali fu tolto dagli Scialenghi in guerra contro il comune di Siena e contro i castelli e i nobili suoi alleati. Nel 1198 appartiene ai Cacciaconti, della medesima dinastia degli Scialenghi ma, nel giuramento di pace prestato dagli Scialenghi verso il 1175, al momento della loro sottomissione a Siena, è contemplato l’impegno a restituire San Gimignanello ai Baroti, consorti dei Cacciaconti ma alleati di Siena. Acquisito dai senesi nel 1212, San Gimignanello è destinato a diventare fortilizio della Repubblica. Nel 1213 gli abitanti del castello (una cinquantina di famiglie) giurano fedeltà alla Repubblica di Siena insieme a quelli della Scialenga e della Valdichiana. Nel 1234 il castello fu conquistato e distrutto da Firenze e, nel 1268, Carlo D’Angiò, esercitando i diritti imperiali in Toscana, lo concede in feudo al patrizio senese Giacomo Gallerani insieme ad Asciano e Rigomagno. Secondo il Pecci (1693-1768) letterato e storico senese, nel 1291 la fortezza, che fino al 1271 ebbe il potestà nominato da Siena, era ancora di proprietà dei Cacciaconti. Paolo di Gherardo da Lucca, podestà di Asciano, ne era sicuramente proprietario dal 1408, come risulta da una petizione di sua mano presentata al consiglio generale di Siena, che in quell’anno chiese di ricostruire il castello a seguito dei danni subiti dal passaggio “delle genti del duca di Calabria”. Il senatore Bartolommeo Gherardini documenta nella sua relazione che, nel 1675, al momento della sua visita alle città, terre e castelli dello Stato Senese, San Gimignanello era ancora un comunello che disponeva di otto fanti e diciannove poderi. Il Pecci aggiunge che al suo tempo la torre del castello era dei Landucci di Montefollonico e i due palazzi dei Pinocci di Asciano. Il piccolo borgo passa, nel 1740, in proprietà ai Sansedoni e, nell’Ottocento, ai Contini Bonacossi. Attualmente di proprietà privata conserva la sua vocazione di centro rurale ospitando la sede di una grande azienda agraria.
Breve descrizione del borgo e delle principali emergenze monumentali.
Al momento dell’acquisizione da parte dei Sansedoni il piccolo borgo assume l’aspetto di una fortezza con un’unica porta d’ingresso, ponte levatoio e torre con coronamento a merli; ristrutturato nell’Ottocento, da questi ultimi, che ne fanno la loro residenza di campagna, il borgo si compone dalla casa padronale e da vari edifici allineati e coordinati su di un cortile di forma rettangolare sul quale si attesta anche la massiccia torre originaria, restaurata, con beccatelli e merlatura guelfa, incombente sulla sottostante vallata, e da vari annessi per uso della fattoria.
La chiesa del villaggio, citata insieme al castello nella bolla di Alessandro III nel 1178 e anticamente dedicata a San Geminiano o Gemignano, è oggi dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano e ha l’aspetto che le impartirono i Sansedoni quando la ricostruirono nel 1771 adornandola con una facciata classicheggiante con portale coronato da timpano triangolare con stemma. All’interno conservava una tela settecentesca, collocata sull’altare maggiore e raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Fabiano e Sebastiano, rubata nel 1997 insieme ad un settecentesco bassorilievo in marmo dell’altare.
Latitudine 43.238533 – Longitudine 11.637199